Eserchine come generatrici di salute

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 26 marzo 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Il valore salutare dell’esercizio fisico, sia per gli effetti di miglioramento di tutta la fisiologia dell’organismo, sia per le azioni terapeutiche su innumerevoli processi patologici, sia per il rallentamento dei processi di invecchiamento ha l’incondizionato riconoscimento medico dal secolo scorso, ma la ricerca sulle basi molecolari di questi benefici continua a fornire elementi nuovi che, oltre ad arricchire le nostre conoscenze biologiche, possono suggerire nuove strategie terapeutiche.

Se un secolo fa l’azione benefica dell’attività motoria era concepita quasi esclusivamente in termini di fisiologia ematica, respiratoria e circolatoria, e studiata al livello cellulare per gli effetti più evidenti sul metabolismo energetico, col passare degli anni, dopo le scoperte di Walter Cannon ed Hans Selye sulla mediazione simpato-adrenomidollare e dell’asse ipotalamo-ipofisi-corteccia surrenale dello stress, si cominciò a comprendere la capacità dell’esercizio motorio di determinare uno shift nell’assetto neuroendocrino dell’organismo, spostando l’asse dalla prevalenza dell’ortosimpatico, con picchi circolanti di catecolamine e corticosteroidi, alla prevalenza del parasimpatico, con riduzione degli ormoni dello stress.

L’impiego scientifico di tecniche di esercizio di endurance per migliorare la funzione cardiaca, facilitare la metabolizzazione dei grassi di deposito e gradualmente accrescere la prestazione muscolare e cardio-respiratoria senza ricorrere a sforzi in anaerobiosi, si deve agli studi di Kenneth Cooper, un dottorando in scienze cardiologiche degli anni Sessanta che studiava il rapporto tra ipocinesi e malattie cardiovascolari. Pianificò una serie di esercizi che richiedevano un alto consumo di ossigeno e si rifacevano alla pratica sportiva del nuoto, della corsa a velocità moderata (jogging) e del ciclismo. Ciascuno degli esercizi era concepito in termini di frequenza, durata ed intensità per sfruttare al massimo la capacità dell’apparato muscolare di impiegare il metabolismo aerobico del glucosio (circolante, proveniente dal glicogeno o da lipidi), senza mai farlo giungere allo stadio di prevalenza anaerobica, come invece si fa negli sforzi protratti della pesistica finalizzati all’aumento di forza e volume delle masse muscolari.

Nel 1968 Kenneth Cooper raccolse i suoi studi nel volume intitolato Aerobics, col quale introdusse il termine nel gergo scientifico e poi comune[1], e propose il metodo dell’esercizio aerobico quale strumento per migliorare stato fisiologico e prestazioni del sistema cardiovascolare[2].

L’aerobic fitness è dunque un esercizio per tenere in forma in primo luogo il sistema cardio-vascolare, con conseguente beneficio per tutto il corpo[3]. I principali scopi perseguiti da questa forma di allenamento si possono così riassumere:

1)      miglioramento delle prestazioni dell’apparato cardiovascolare e dell’apparato respiratorio;

2)      accresciuta efficienza del sistema di trasporto dell’O2;

3)      aumento funzionale dell’irrorazione arteriolare e capillare del muscolo striato;

4)      accresciuta efficienza enzimatica e dei processi mitocondriali del muscolo striato;

5)      miglioramento complessivo della fisiologia del muscolo cardiaco;

6)      miglioramento del rendimento meccanico nell’esecuzione dei movimenti;

7)      miglioramento nella percezione dell’equilibrio e nel coordinamento motorio;

8)      complessiva percezione di uno stato di forma e di benessere[4].

I primi studi sul flusso ematico cerebrale di soggetti in attività mediante l’impiego di Xenon dimostrarono che il microflusso laminare capillare della corteccia cerebrale, oltre ad aumentare a richiesta per le necessità metaboliche del cervello “pensante”, poteva essere accresciuto con la semplice ripetizione in sequenza di apertura e chiusura a pugno di una mano. Da qui, il filone di studi sugli effetti diretti dell’attività dei muscoli scheletrici sul cervello.

Nel tempo sono stati individuati e studiati molti fenomeni associati all’esercizio motorio, dal rilascio di endorfine a quello di fattori di crescita, ma un aspetto ha impegnato più degli altri i ricercatori negli ultimi due decenni: l’influenza sul sistema immunitario e sull’infiammazione.

Poco più di quattro anni fa è emersa l’importanza dell’Irisina quale messaggero tra esercizio motorio e fisiologia cerebrale[5].

Si potrebbe continuare a lungo, basti pensare che nelle nostre “Note e Notizie” si trova qualche centinaio di recensioni di lavori su questo argomento, ma qui si vuole presentare uno “stato dell’arte” della ricerca sulle exerkines (da noi tradotto eserchine) proposto in questi giorni in pre-pubblicazione da Lisa S. Chow con Michael Snyder e altri venticinque colleghi.

(Chow L. S. et al., Exerkines in health, resilience and disease. Nature Review Endocrinology – Epub ahead of print doi:10.1038/s41574-022-00641-2, 2022).

La provenienza degli autori è principalmente la seguente (la menzione per esteso dei 27 istituti eccederebbe per dimensioni quelle del testo stesso): Division of Diabetes Endocrinology and Matabolism, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Division of Cardiovascular Medicine, Beth Israel Deaconess Medical Center, Boston, MA (USA); Department of Pathology, McAllister Hearth Institute, University of North Carolina, Chapel Hill, NC (USA); Centre of Inflammation and Metabolism/Centre for PA Research (CIM/CFAS), Rigshospitalet, University of Copenhagen, Copenhagen (Danimarca); StilesNicholson Brain Institute and Charles E. Schmidt college of Medicine, Florida Atlantic University, Jupiter, FL (USA); Human Performance Laboratory, Ball State University, Muncie, IN (USA); Monash Institute of Pharmaceutical Sciences, Monash University, Parkville, Victoria (Australia).

Nel 2000 fu scoperto che le contrazioni muscolari comportano il rilascio di IL-6 e, da allora, il numero di molecole di segnalazione associate all’esercizio fisico che sono state identificate dai ricercatori è straordinariamente cresciuto. Oggi si sente il bisogno di considerare tutti questi mezzi di segnalazione rilasciati dalla muscolatura scheletrica striata in una categoria operativa per indagare e analizzare il loro ruolo funzionale: le eserchine o molecole dell’esercizio motorio.

Ecco la definizione proposta dagli autori dello studio di rassegna e analisi qui presentato:

Si definiscono eserchine quelle particelle di segnalazione rilasciate in risposta ad esercizio acuto e/o cronico, che esercitano i loro effetti attraverso vie endocrine, paracrine e/o autocrine.

Tanti organi, tessuti e cellule rilasciano questi fattori, incluso il muscolo scheletrico (miochine), il cuore (cardiochine), il fegato (epatochine), il tessuto adiposo bianco (adipochine), il tessuto adiposo bruno (baptochine) e i neuroni (neurochine).

Le eserchine hanno ruoli potenziali nel migliorare la salute cardiovascolare, metabolica, immunitaria e neurologica. Per tali proprietà le eserchine sono farmaci potenziali per la patologia cardiaca, il diabete mellito di tipo 2, l’obesità e la promozione di un invecchiamento fisiologico.

Il testo, al quale si rimanda per ogni dettaglio, riassume l’importanza e lo stato attuale della ricerca per ciascuna molecola, prospettando le sfide e le direzioni della ricerca nel prossimo futuro.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-26 marzo 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Pochi anni dopo fu pubblicata una versione divulgativa del libro, intitolata The New Aerobics, che diede inizio alla moda della ginnastica aerobica in tutto il mondo. Sulla concezione aerobica di Cooper si basa anche il metodo dei diecimila passi al giorno per mantenersi in forma camminando.

[2] Note e Notizie 07-10-17 Come il fitness aerobico modella le connessioni cerebrali. Si raccomanda la lettura di questo articolo e anche di Note e Notizie 14-10-17 Effetti del fitness aerobico dal cervello allo spirito, che contiene anche un’interessante intervista a Kenneth Cooper. Si consiglia per dati ancora attualissimi (citochine, neurotrofine, effetti proneuroplastici) circa gli effetti dell’esercizio fisico sul sistema immunitario, sulla depressione e sul declino cognitivo da invecchiamento: Note e Notizie 07-12-13 Attività fisica specifica per disturbi mentali e invecchiamento. Per i rapporti con la nostra scuola: Note e Notizie 28-10-17 Discussione su Kenneth Cooper e Arte del Vivere.

[3] In altri termini, una ginnastica leggera di durata protratta, secondo il principio dell’endurance (resistenza dell’organismo), contrapposto a quello della resistenza allo sforzo di particolari gruppi muscolari come si ha nell’esercizio anaerobico della pesistica (weight training o strenght training).

[4] Note e Notizie 18-11-17 Irisina quale messaggero fra esercizio fisico e funzione cerebrale.

[5] Cfr. Note e Notizie 07-10-17 Come il fitness aerobico modella le connessioni cerebrali.